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Nel Judo cosiddetto “tradizionale” o “educativo” – termini in genere usati per distinguerlo dal Judo inteso puramente come uno Sport Olimpico– si è giocoforza costretti ad imbattersi nel concetto di “ki”, se non altro perché c’è un Kata fondamentale, il Kime-no-kata (forme della decisione) che ce l’ha come oggetto di studio! Nel mondo delle arti marziali si parla infatti molto spesso di “energia interiore”, ma di cosa si tratta esattamente?

Il termine giapponese 氣 Ki – che è presente nella parola “Aikido” – è l’equivalente del cinese “Chi” o “Qi” e del coreano “Ci” e nella cultura indiana ha il suo equivalente nel termine “Prana”. L’ideogramma rappresenta il vapore che sale dal riso in cottura, per raffigurarne l’energia vitale, ed è proprio questo il suo significato, considerando anche l’enorme importanza che il riso aveva nell’alimentazione giapponese, ma non solo nel senso di “energia del riso” bensì di “energia o essenza vitale” in senso lato, cioè ciò che sostiene ogni forma di vita nell’universo, secondo la tradizione orientale, ma non solo.

Il concetto di “Ki” è plurivalente, in quanto lo si può applicare all’energia vitale in senso lato, presente ovunque nell’universo, quindi al di fuori di noi, quanto all’energia propria dell’individuo, che si manifesta nelle sue diverse dimensioni: sia come energia che scorre a livello fisiologico nel sistema energetico (attraverso i “meridiani” cinesi o le “nadi” indiane) per nutrire e attivare le cellule e l’intero organismo, sia come energia psichica che si manifesta nelle nostre emozioni, che come energia mentale che rende possibile la manifestazione della volontà.

Oggigiorno si parla di “energia sottile” con cui ci si riferisce proprio a quella medesima realtà denominata con i termini di “Chi”, “Ki” , “Prana” o anche “Orgone”, “Campo Bioplasmico”, ecc.

Il nostro corpo fisico è infatti reso vivo e vitale da una struttura energetica, invisibile ma reale, costituito appunto da energia sottile. Questa struttura, che possiamo chiamare “corpo energetico”, è la “mente” e la memoria che guida il corpo fisico, i suoi organi e i suoi sistemi. Il corpo energetico è anche la guida degli stati di coscienza, delle emozioni, dei pensieri e della creatività. Quando esso è sano e carico di energia sottile, noi siamo sani e pieni di benessere. Quando è scarico o congestionato, prima o poi compaiono sintomi sgradevoli, malesseri ed infine malattie.

Per quanto riguarda l’anatomia energetica dell’Uomo, è di dominio comune l’idea che il punto di vista indiano e cinese costituiscano due modelli ben distinti. Anche se questo è in parte vero, trattandosi di due civiltà con storia e cultura assai diverse, non è proprio vero che in India si parli solo di Chakra mentre in Cina di Meridiani e Ago punti… Da un’analisi anche superficiale, ci si può rendere conto che i due punti di vista sono in realtà assai più convergenti di quanto non appaia. Anche nella tradizione indù si considerano, per esempio, i canali di scorrimento dell’energia chiamati Nadi, analoghi ai Meridiani cinesi, così come in Cina si considerano alcuni centri energetici fondamentali, che corrispondono sostanzialmente ai Chakra indiani.

Quando nel Judo ci s’imbatte nel concetto di “ki” è bene quindi essere consapevoli che si tratta di qualcosa di molto più ampio e complesso del manifestare più decisione o avere genericamente più energia… In questo senso il Judo può costituire, come è accaduto in passato per molti, una porta d’accesso ad una realtà più vasta.

Sul mio diploma di 4° dan del Bu-sen di Milano c’è scritto:

“Praticare Judo per comprendere”

Ma comprendere che cosa?

Ovviamente non ci si riferisce al come eseguire al meglio una tecnica o formalmente un Kata, cose queste sempre perfezionabili ma che rientrano nella normale attività dell’allenamento. Ci si riferisce al fatto che il Judo dovrebbe essere una “Via” (DO in giapponese e TAO in cinese) e come tale costituire un percorso, un cammino, ma verso dove?

L’ideogramma DO, dopo l’utilizzo che ne fece Jigoro Kano, venne utilizzato nell’Aikido e in tanti altri contesti, sia inerenti al combattimento che completamente diversi, come la cerimonia del The (Chado) o la calligrafia (Shodo), per indicare che quasi ogni attività umana può essere intesa e vissuta come mezzo d’elevazione spirituale.
Ma questo ideogramma, come accennato prima, è lo stesso che in cinese si legge TAO (o DAO) e costituisce l’essenza del cosiddetto Taoismo. In quest’ottica esso assume una valenza più ampia, indicando l’unità primigenia in cui gli opposti, Yin e Yang, sono ancora in equilibrio fra loro, prima della manifestazione duale che costituisce la realtà che tutti percepiamo ed in cui viviamo.
Il TAO (DO) rappresenta sia la matrice nascosta del Mondo, la primigenia “unità” a cui tutte le tradizioni fanno bene o male riferimento (il termine Yoga significa appunto “unione con la realtà ultima”), che la Via che dovrebbe percorrere l’Uomo per ritrovare questa unità perduta.

Da questa idea sono nati, e nascono tutt’ora, infiniti percorsi di conoscenza ed elevazione spirituale, da quelli più hard, come l’ascetismo indiano, a quelli più equilibrati, come l’approccio taoista, ciascuno con le proprie peculiarità e il proprio “tracciato”. E’ il mito della Montagna Sacra: ci sono infiniti sentieri che partendo dalla pianura s’avventurano nell’ignoto dell’immensa montagna. Forse nessuno porterà alla cima, al cospetto della divinità, ma tutti invitano ad andare, a staccarsi dalla comoda routine quotidiana, alla scoperta di qualcosa d’indefinito che risuona nel nostro intimo ed invita a mettersi in cammino.

Ogni sentiero però porta inevitabilmente a confrontarsi con la nostra natura, che è complessa e multidimensionale, ed uno dei primi aspetti in cui ci s’imbatte, semplicemente perché fa parte della nostra quotidianità anche se non ce ne rendiamo conto, è la realtà dell’energia vitale, delle cosiddette “energie sottili”. Con questo termine viene oggi indicato ciò che già conosciamo con i termini orientali di Prana, Chi o Qi, Ki e quelli occidentali di Orgone, Bio-fotoni, Campo Bioplasmico, ecc.

Ecco quindi una prima cosa da dover comprendere!

Quarant’anni fa su questo argomento si sapeva concretamente assai poco e l’argomento era avvolto o nei miti orientali o nella superstizione di casa nostra: l’agopuntura era una pratica quasi magica e la pranoterapia era riservata a quei pochi “eletti del Signore” che avevano tale dono!. Oggi le cose sono cambiate moltissimo e ormai si parla correntemente di “riequilibrio energetico” attuabile con diverse tecniche e metodologie anche molto diverse fra loro.

Un attore di primo piano in questa ricerca e divulgazione è stato il Dott. Roberto Zamperini, fondatore del CRESS (Centro Ricerche Energie e Sistemi Sottili) e ideatore della TEV (Tecnica Energo-Vibrazionale) che interpreta in un’ottica moderna e innovativa le antiche conoscenze sul campo energetico umano e sulle energie sottili in generale.

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